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Angelo Pizzuto ricorda Nino Vaccarella: “Ciao amico mio”

di Angelo Pizzuto, presidente Aci Palermo

Parlare di Ninni Vaccarella a poche ore dalla sua scomparsa mi viene veramente difficile

E non soltanto per il fatto che si tratta di un mito assoluto dell’automobilismo mondiale, un siciliano orgoglioso delle sue origini che ha portato la sua terra in giro per il mondo mai rinnegando nessun aspetto della nostra bella e controversa storia, ma perché è stato il mio maestro nello sport quanto nella vita.

Le nostre interminabili chiacchierate, i nostri lunghi viaggi, sono stati per me una fonte inesauribile non soltanto di esperienze sportive (fantastici i suoi racconti inediti, e quanti ancora ne avrebbe avuti da raccontare), ma nei suoi racconti prevaleva la sua umanità, il suo modo di vedere le cose, la trasposizione di un automobilismo romantico (il suo) che non esiste più e che ha dato spazio ad uno sport più moderno, tecnologico, che quasi lo annoiava rispetto agli sforzi che si facevano nel campionato mondiale della sua epoca.

La visione di un mondo che cominciava a non piacergli più, dove non si trovava più molto a suo agio, lui che aveva nella vita attraversato tante gioie (grandi vittorie e grande visibilità che lo portò a girare il mondo) ma anche grandi tragedie (gravissimi incidenti, la scomparsa della amata moglie e l’incidente al figlio Giovanni).

Ma questi erano solo pensieri. Nonostante l’età (che non sentiva affatto), Ninni Vaccarella da grande pilota non aveva l’abitudine di arrendersi mai fino a tagliare il traguardo, superando anche nella vita tante difficoltà sempre però in maniera brillante e leggera, quasi disincantata.

Era legatissimo al suo popolo, voleva essere portato nelle grandi gare come nelle piccole, il piacere non era l’importanza dell’evento ma incontrare i tifosi e gli appassionati. Molto legato alle Madonie, abbiamo passate le ultime 10 estati tra Pozzillo (a Petralia Soprana) e Castellana, incontrando i suoi vecchi amici (che per motivi anagrafici erano sempre meno) e andando nei luoghi per lui indimenticati come Villa Sant’Andrea (memorabili le serate con Paolo Brancato), a Villa Padura (dove ci sono mille storie con il Barone Antonio Pucci ed i cari Orietta, Antonella e Gianfranco), dove rivedeva con piacere ogni estate Renata Zanca Pucci e tutti gli amici ed appassionati sempre ansiosi di storie e aneddoti da raccontare.

E poi come non ricordare le sue vittorie sportive, dalle tre vittorie in Targa Florio (1965, 1971 e 1975 ma potevano essere molti di più come diceva sempre il professore), ma anche i successi di Sebring, Le Mans e tanti altri successi che ne consacrarono il mito. Legatissimo alla Ferrari dove l’aveva fortemente voluto il cavaliere Enzo Ferrari anche a mezzo servizio (non lasciò mai la scuola di famiglia a Palermo, l’istituto Oriani) ed all’Alfa Romeo, forse gli rimase il rammarico di non aver accettato il corteggiamento di Von Hanstein alla Porsche dove avrebbe potuto vincere tanto di più.

Infine, perché Preside Volante. Nonostante la brillante carriera che avrebbe potuto portarlo a vincere tutto, non tralasciò mai l’impegno preso con il padre e la famiglia occupandosi dell’Istituto Oriani e svolgendo l’attività di pilota professionista solo part time. Le migliaia di studenti passati dall’Oriani oggi lo piangono insieme a noi.

Buon Viaggio professore, buon viaggio amico mio, ci mancheranno i tuoi racconti, ci mancherà la tua saggezza, ci mancherà la tua voglia di vivere in un mondo migliore che avevi contribuito a costruire.

Redazione Rally Time

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