Sanremo 1976: quei 4 secondi della discordia – Seconda Parte

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Seconda e ultima puntata del racconto straordinario del Rally Sanremo 1976, che vide vincere lo svizzero Waldegaard davanti a Munari

rally sanremo 1976

Sandro Munari e Silvio Maiga al Rally Sanremo 1976 - Lancia Stratos

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Nel corso della seconda tappa Cesare Fiorio, con le Stratos saldamente al comando, capisce che ormai è inutile mettere a rischio la vittoria della gara a causa della guerra in corso tra i suoi galletti. Chiama quindi a raccolta i suoi piloti e, dopo 23 prove speciali di lotta vera, impone loro di darsi una calmata, di viaggiare sugli stessi tempi e di giocarsi il rally solo all’ultima speciale. Munari che in quel momento si trova al comando con circa 12 secondi di vantaggio su Waldeggard protesta. Lo svedese invece fa buon viso a cattivo gioco. D’altronde quando Fiorio decide una cosa la si esegue e basta: i due piloti quindi, da bravi soldatini ligi al dovere, nelle prove speciali seguenti viaggiano di conserva. All’ultima assistenza però, prima dell’ultima prova speciale, Munari protesta ancora in quanto Waldegaard è passato al comando del rally con 4 secondi di vantaggio.

Interviene immediatamente Fiorio a sedare gli animi, rassicurando il Drago che nulla cambia su quanto deciso e imponendo allo svedese di partire nell’ultima P.S. solo dopo che siano trascorsi 4 secondi dal via dello starter. Waldegaard potrà partire solamente dopo un apposito segnale dato da parte di un uomo Lancia, Nik Bianchi, presente sulla linea di partenza.

Prime luci dell’alba del 9 ottobre 1976. Parte finalmente l’ultima prova speciale del rally di Sanremo. Il primo a partire e Munari che schizza via come una furia. Poi tocca a Waldegaard. Lo starter dà il via, ma la vettura non si muove! Lo starter quindi dà un colpetto sul tettuccio della Stratos, ma nulla, la vettura rimane ferma! Dopo 4 secondi però, al segnale dato da Bianchi, lo svedese parte a razzo. La tensione è alle stelle. La P.S. della sfida finale prevede un primo tratto in salita sino al colle Langan, poi un tratto in discesa sino a Pigna. Lì si trova Mike Parkes, ex pilota e tester della Stratos, che comunica a Fiorio i tempi. Munari conclude la prova in 14 minuti e 32 secondi. Poi arriva Waldegaard che realizza lo stesso tempo! Ciò significa che lo svedese ha mantenuto il vantaggio dei 4 secondi persi al via! Waldegaard vince così il Rally di Sanremo 1976. I due non si sono di certo risparmiati nel rush finale! Le vetture infatti recano i segni della lotta: non si contano le strisciate sulle carrozzerie! Così come i solchi lasciati dalle ruote delle vetture oltre il manto stradale lungo il percorso di gara. Ma come in tutti gli sport alla fine c’è un solo vincitore e allo sconfitto resta l’onore delle armi. Potrebbe finire tutto così, a testimonianza di una magnifica storia sportiva. Purtroppo però quella battaglia lasciò vari strascichi polemici.

Ogni protagonista ha comunque dato una sua versione di quanto accaduto durante quel magnifico Rally di Sanremo e ovviamente le raccontiamo tutte.

Cesare Fiorio a distanza di anni ha sempre dichiarato che nella sua scelta di congelare il rally e di decretare il vincitore solo all’ultima prova speciale non c’è stato alcun favoritismo verso un pilota o l’altro, aggiungendo però che, vista la superiorità di Munari sull’asfalto, era pronto a scommettere sulla vittoria del Drago. Per il grande Cesare alla fine ha vinto il rally il pilota emotivamente più freddo in quel frangente, ossia Waldegaard. Nessuna polemica, nessun errore da parte della squadra.

Munari, dal canto suo non ha mai preso bene la sconfitta. Oltre al motore spompato, il campionissimo ha sempre recriminato su un cambio di assetto eseguito prima dell’ultima speciale: sentendo la vettura sottosterzante decise di far modificare la barra antirrolio posteriore per aumentare il sovrasterzo della vettura. Purtroppo la modifica si rivelò inefficace: la Stratos all’uscita dei tornanti tendeva ad andare in testacoda, per cui il Drago fu costretto ad aspettare la fine di ogni tornante per dare gas. Nel tratto in salita infatti Munari perse ben 8 secondi da Waldegaard e nel successivo tratto in discesa ne riuscì a recuperare solo quattro. Fine dei giochi. Sul motore, però, i fatti gli diedero ragione: dopo il rally chiese di mettere il suo motore al banco prova che, in effetti, sancì la mancanza di una ventina di cavalli. Non contento sostenne pure che Waldegaard non rispettò l’ordine di Fiorio di partire solo al segnale di Bianchi, ossia con 4 secondi di ritardo dopo il via. Almeno così gli fu riferito. Nella circostanza, però, è stato sempre smentito dallo stesso Fiorio e anche da Lele Pinto, che partiva dietro i due.

Infine Waldegaard: secondo Fiorio freddo e per nulla nervoso di doversi giocare la gara all’ultima P.S. Nei fatti incazzato nero con la Lancia, tanto che dopo la gara decise di abbandonare la squadra nonostante l’intervento di Montezemolo giunto da Torino per farlo desistere. Dopo Il rally di Sanremo infatti Bjorn giurò a se stesso che non avrebbe più corso nè per la Lancia, nè per la Fiat! Al RAC rally di quell’anno si presentò, infatti, al volante di una Ford.

A questo punto per capire bene cosa portò Waldegaard ad abbandonare la squadra diventa fondamentale la testimonianza di Lele Pinto, terzo pilota Lancia, scomparso di recente, ma che si è sempre distinto per la sua signorilità. E ciò che racconta nell’intervista rilasciata a Luca Delli Carri nel suo libro “La danza dei piedi veloci” su quel Sanremo non è tutto rosa e fiori.

Il buon Lele, infatti, non le manda a dire! In primis accusa la Lancia di averlo eliminato subito dalla vittoria, montando sulla sua vettura le pastiglie dei freni sbagliate e più adatte alle basse temperature! Poi racconta di un episodio a Rezzo durante una P.S. in notturna capitato a Waldegaard: in assistenza le uniche gomme che la squadra gli poteva fornire erano quelle chiodate da neve! Morale? Lo svedese tenne le gomme usate e con quelle disputò le prove successive. A detta di Lele, anche se non lo dice esplicitamente, questi episodi avevano un solo scopo: favorire Munari, il pupillo di Fiorio! La verità non la si saprà mai…

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