“Dichiarazioni lesive della reputazione”, Guagliardo e altri 4 multati dal tribunale federale
Il preparatore e altri quattro licenziati sono stati multati per aver esternato nei confronti della Federazione e dei suoi vertici, pensieri lesivi della loro reputazione
Ricordate il video del preparatore Domenico Guagliardo dello scorso giugno 2020, in cui lanciava un messaggio accorato – nel pieno della pandemia – a nome di tutti coloro i quali lavorano, praticano e gestiscono il motorsport in Italia, in quel momento completamente fermo? Bene, il tribunale Federale di Aci Sport, ha multato il preparatore e altri quattro licenziati per aver esternato nei confronti della Federazione e dei suoi vertici, pensieri lesivi della loro reputazione.
Nella sentenza si legge che la Procura federale deferiva al Tribunale i licenziati Domenico Guagliardo, Stefano Menegolli, Michele Volpe, Adriano Stellino e Alessandro Ancona “per violazione degli articoli 8.1 e 8.5 del Regolamento Sportivo Nazionale e chiedeva per il signor Domenico Guagliardo l’applicazione della sanzione dell’ammenda di euro 600 tenuto conto della recidiva e per gli altri licenziati la sanzione dell’ammenda di euro 260 per ciascuno“.
Ma cosa è successo nel dettaglio? Dopo la pubblicazione del video su Facebook, la Procura ha avviato il procedimento d’ufficio. Ecco i passaggi “chiave” non digeriti dalla Federazione: “Questi – si legge nella sentenza – con riferimento alla federazione automobilistica ed ai suoi rappresentanti, stigmatizzava il proprio pensiero come segue: al minuto 3.33 “mobilitiamoci non possiamo avere fiducia in queste persone”; al minuto 5.33 “sono veramente degli incapaci”; al minuto 6.17 “vedete di alzare il culo dalla sedia e muovetevi”; al minuto 7.42 “l’automobilismo deve aprire senza vincoli”.
Il video di Guagliardo diventò suito virale e quindi oggetto di commento da parte di altri licenziati “i quali – scrivono i giudici nella sentenza – esternavano le seguenti espressioni: Stefano Menegolli (Bravo Domenico anche perché quei “nostri rappresentanti” li paghiamo con i soldi delle nostre licenze); Michele Volpe (hai ragione); Adriano Stellino (lo andrei a Roma con la 911 a sparare quattro fiammate di protesta! Che vergogna!); Alessandro Ancona (Dopo le passerelle televisive di quei 41 scalcagnati dell’Aci di questi ultimi giorni sono sempre più convinto purtroppo che se ne fregano altamente di tutto questo mondo, se non per interessi personali. Poi ovviamente i media gli vanno dietro per “politically correct” e perché altrimenti li tagliano). La Procura riteneva che non potesse essere invocato il diritto di critica, siccome dedotto dai licenziati in sede di giustificazioni rese nella fase delle indagini. Pertanto li deferiva al Tribunale” (deferimento in realtà arrivato a fine ottobre).
All’udienza dibattimentale dello scorso 16 febbraio 2021, a nulla è valsa la giustificazione presentata dai legali di Gagliardo, Stellino, Menegolli, che hanno spiegato “che le esternazioni contestate erano frutto della delicata situazione determinatasi nell’ambito automobilistico sportivo a causa del lockdown e che non era loro intenzione arrecare offesa a terzi”.
Per i giudici del tribunale federali infatti, il comportamento de cinque “disattende pacificamente il precetto enunciato dall’articolo 8.5 del regolamento sportivo nazionale. In particolare, recita la norma in argomento, “tutti i titolari di una tessera sportiva Aci non devono esprimere pubblicamente giudizi o rilievi lesivi della reputazione, dell’immagine o della dignità personale di altri soggetti o di organismi operanti nell’ambito dell’ordinamento sportivo”. La fonte regolamentare pone, quindi, il divieto di rendere dichiarazioni lesive della reputazione”.
Praticamente, Guagliardo non doveva esternare quei pensieri su un social network. “Nel caso di specie i rilievi che il licenziato Gagliardo ha reso pubblici sul profilo social Facebook – scrivono ancora i giudici – sono idonei ad incidere negativamente su quella sensazione di apprezzamento di cui si è detto. I licenziati deferiti sostengono che le espressioni adoperate costituiscano esercizio del diritto di critica e quindi siano esentate da pena. Questo Tribunale ritiene, tuttavia, che nella fattispecie non sia possibile invocare detta esimente. La manifestazione di pensiero può, invero, ritenersi svuotata di ogni potenziale lesivo allorquando il diritto di critica venga esercitato entro precisi limiti che coincidono essenzialmente nel perseguire l’interesse pubblico alla conoscenza di fatti mediante utilizzo di espressioni contenute e comunque fondate sulla verità di quelle circostanze poste a fondamento del proprio pensiero. Per converso le dichiarazioni di tutti i licenziati travalicano i limiti dell’ordinario diritto di critica e possono addirittura integrare profili di responsabilità non meramente disciplinari. Osserva, inoltre, questo Giudice che gli effetti dannosi del comportamento oggetto di esame sono all’evidenza amplificati dalla pubblicazione delle espressioni denigratorie sui social network”.
“É eloquente – sottolineano i giudici – a riguardo, l’iniziativa assunta dai licenziati Stefano Menegolli, Michele Volpe, Adriano Stellino, ed Alessandro Ancona, i quali hanno condiviso il video del Guagliardo con affermazioni ed esclamazioni non prive di connotazione offensive. In considerazione di quanto precede ritiene questo Tribunale che la misura della sanzione debba adeguarsi al diverso grado di responsabilità che si rinviene nel comportamento degli incolpati. Più intenso per colui che, per primo, ha reso le dichiarazioni offensive e denigratorie nella consapevolezza che le stesse raggiungessero un numero elevato di destinatari attraverso la pubblicazione sul profilo Facebook”.
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