Sentenza del Tribunale Federale, ammende per commenti offensivi su facebook

0

Il Tribunale Federale sanziona alcuni licenziati per commenti diffamatori su Facebook contro ACI Sport, distinguendo tra critica legittima e offesa

Tribunale Federale

Il Tribunale Federale di ACI Sport, riunitosi in videoconferenza il 24 gennaio 2025, ha emesso la sentenza relativa al deferimento n. 27/24, riguardante alcuni licenziati accusati di aver diffuso frasi offensive nei confronti della Federazione e dei suoi organi tramite il social network Facebook. (Iscriviti gratuitamente al canale Telegram di Rally Time per ricevere le notizie sul tuo telefono in tempo reale LINK)

IL CASO

La vicenda ha avuto origine da una segnalazione pervenuta alla Procura dalla mail del Gruppo Ufficiali di Gara, che denunciava la pubblicazione su Facebook della Decisione n. 1 del Collegio dei Commissari Sportivi ACI Sport in servizio alla gara di Velocità in Salita “59^ Rieti-Terminillo – 57^ Coppa Carotti”, svoltasi dal 2 al 4 agosto 2024. La decisione, che rigettava il reclamo del concorrente Domenico Chirico contro Luigi Sambuco, è stata successivamente condivisa e commentata in modo ritenuto offensivo nei confronti della Federazione e del Collegio giudicante.

La discussione si è diffusa nel gruppo pubblico di Facebook “Quelli delle Salite”, attirando numerosi commenti critici, alcuni dei quali ritenuti disciplinarmente rilevanti. Tuttavia, la Procura ha dovuto integrare il deferimento specificando quali fossero esattamente le frasi ingiuriose attribuibili ai singoli incolpati.

IL PRINCIPIO DELLA LIBERTÀ DI CRITICA

Nel giudizio, il Tribunale ha tenuto conto della giurisprudenza in materia di libertà di critica, evidenziando che essa tutela il diritto di esprimere opinioni anche aspre e polemiche, purché non sfocino in offese gratuite o attacchi personali diretti. La Corte di Cassazione ha più volte ribadito che l’esercizio del diritto di critica deve rispettare il criterio della “continenza”, evitando espressioni inutilmente umilianti o gravemente infamanti.

LE DECISIONI DEL TRIBUNALE

Il Tribunale ha distinto i licenziati in tre categorie:

  1. Assolti per insussistenza della violazione: Alcuni licenziati hanno espresso critiche generiche o lamentele sui presunti malfunzionamenti della Federazione, senza attacchi diretti a persone o organi specifici. Tra questi: Giordano Di Stilio, Gerardo Polino, Davide Giorgianni, Danilo Procopio, Mariolino Fava, Antonino Fossato, Davide Azzolini, Natalino Scarpelli, Antonio Spadafora, Gianluca Paloschi, Alex Franzisi, Roberto Chiavaroli, Domenico Capuano, Antonio Calarco, Pasquale Ferraiuolo, Franco Bertò, Agostino Fallara, Arcangelo Madaffari, Beniamino Siclari, Danilo Aceto, Dario Salpietro.
  2. Critiche aspre ma non direttamente offensive: Un secondo gruppo ha usato espressioni dure nei confronti della Federazione, senza però superare i limiti della critica accettabile. Le loro dichiarazioni sono state giudicate non meritevoli di sanzioni disciplinari.
  3. Responsabili di offese personali: Il Tribunale ha invece ritenuto colpevoli alcuni licenziati per aver rivolto espressioni gravemente offensive e denigratorie nei confronti di ACI Sport e del Collegio giudicante.
    • Domenico Chirico ha definito la dirigenza ACI come una “cupola”, termine che richiama strutture mafiose.
    • Mario Carbonaro ha utilizzato termini come “luridi schifosi” e “pugno di ignoranti e capre” riferendosi ai Commissari.
    • Michele Puntorieri ha scritto “ACI Sport ladri autorizzati”.
    • Francesco Infortuna ha accusato l’organizzazione di essere “una massa di corrotti”.
    • Francesco Scorzafava ha parlato di “legge della massoneria”, riferendosi alla gestione dell’ACI Sport.

Per questi licenziati, il Tribunale ha confermato la sanzione di un’ammenda di 500 euro ciascuno, riconoscendo la natura diffamatoria delle loro dichiarazioni. (Leggi la sentenza)

La sentenza ribadisce la necessità di mantenere un linguaggio rispettoso anche nelle critiche mosse sui social media, distinguendo tra il diritto di esprimere dissenso e l’uso di termini denigratori. Il Tribunale ha così tracciato un limite chiaro tra libertà di parola e responsabilità disciplinare nel mondo del motorsport, confermando che il rispetto delle istituzioni sportive deve essere sempre garantito.

Rispondi